Si parla spesso di qualità delle materie prime da utilizzare nella ristorazione, ma qual è il metro di valutazione per determinare un prodotto di qualità?
Quando l’alta cucina italiana si ispirava a quella classica internazionale, le materie prime di qualità erano rappresentate da quelle reperibili sul mercato nazionale ed internazionale ad un costo elevato, come ad esempio il caviale, le aragoste, il salmone affumicato, alcuni tagli di carne pregiata, ecc. Oggi, non è più sufficiente considerarle indiscriminatamente di qualità se non vi si aggiungono alcuni parametri nuovi. Questi riguardano essenzialmente i concetti riassunti dall’organizzazione Slow Food, fondata nel 1986 da Carlo Petrini, in : buoni, sani e sostenibili.
Per buono si intende un prodotto che esprime al massimo le sue caratteristiche organolettiche. Per la frutta e verdura, ad esempio, ciò significa che siano raccolti e consumati in un tempo ragionevole, prima che decadano i rispettivi principi nutritivi. Questo concetto presuppone che le merci viaggino il meno possibile in modo che possano essere raccolte e consumate fresche.
Per le carni, i pesci e loro derivati, significa che la tracciabilità consente di ripercorrere l’intera filiera produttiva. In tempi in cui l’alimentazione degli animali e l’utilizzo di additivi compromettono spesso la qualità dei prodotti, conoscere il produttore ed il processo produttivo è garanzia di qualità.
Per sano, in agricoltura si intende un prodotto ottenuto senza l’utilizzo di concimi di sintesi e pesticidi e nel rispetto degli equilibri naturali, evitando lo sfruttamento massivo del territorio. In zootecnia, si intende un tipo di allevamento allo stato brado dove gli animali possono alimentarsi con foraggio naturale e senza mangimi di origine animale. L’incremento dei disturbi alimentari relativi alle intolleranze e le allergie, le ultime vicende relative alla peste suina, all’aviaria dei polli ed al morbo della mucca pazza, spinge molte persone a porre una particolare attenzione alla questione del cibo.
Un alimento sostenibile risponde ai requisiti di equità e di ecologia. Nella filiera alimentare, spesso i costi della materie prime sono determinate dalle molteplici intermediazioni. Accorciare la filiera consente un guadagno più equo per il produttore ed un risparmio per il consumatore. In secondo luogo, una minore movimentazione delle merci determina meno inquinamento ed una migliore qualità della vita.
Da ciò si evince che una materia prima che ha in se tutti i requisiti appena descritti, risulta di alto valore qualitativo e risponde ai criteri di equità. L’utilizzo di questa tipologia di merci, consente a qualsiasi azienda ristorativa di ottenere piatti di qualità con il minimo di trasformazione ad un costo che garantisca il giusto rapporto qualità/prezzo.